Artravelling: Remedios Varo: Donne nell'Arte del Novecento

mercoledì 16 dicembre 2020

Remedios Varo: Donne nell'Arte del Novecento




 Adoro le opere di Remedios Varo! Sin dalla prima volta che mi sono imbattuta nei suoi lavori, ne sono rimasta colpita e ho voluto approfondire la conoscenza. È un’artista affascinante e, purtroppo poco nota. Nata e cresciuta in Spagna, si è trasferita in Messico durante la guerra ed è diventata di adozione messicana e quindi quasi invisibile alla cultura europea. Un vero peccato. Su questo sito è possibile vedere immagini con una buona definizione, divisi per anni, per meglio apprezzare il suo percorso artistico. A lei dedicherò due post, uno oggi e l’altro settimana prossima, con un approfondimento sulla sua relazione con la cultura esoterica e l’alchimia. Ho grandi speranze per la mostra organizzata a Venezia al Guggenheim, in cui saranno presenti alcune sue opere.

Remedios Varo nacque nei pressi di Girona nel 1908. Suo padre, un ingegnere idraulico, venne inviato ad Anglès, un piccolo borgo vicino a Girona, per progettare l’impianto meccanico di una fabbrica tessile. A causa del suo lavoro, la famiglia si trasferì in diverse località della Spagna e del Nord Africa. Questi due fattori sono importantissimi per spiegare il carattere visivo che questa pittrice sviluppò nella sua maturità artistica. Il padre, Don Rodrigo, riconobbe in lei un grande talento grafico e la stimolò verso questa carriera, portandola con sé a visionare i macchinari e i progetti che sviluppò per questo importante lavoro. Un uomo di cultura, un pensatore liberale le passò la passione per costruire minuziosamente meccanismi complicati. 

Anche il piccolo borgo di Anglès ebbe un ruolo importante. Forse le sue architetture spagnole e la natura rimasero fortemente impresse nei suoi sogni infantili per poi riflettersi sugli sfondi dei suoi dipinti. Minuscolo pueblo catalano. Un paesino con vie labirintiche. In alcune opere si nota una somiglianza con l’architettura romanica e gotica di Anglès, il luogo, i gatti. Come se nella sua mente avesse ripensato ai suoi luoghi di infanzia color ocra e li avesse inseriti nelle sue atmosfere da sogno. Un luogo poco abitato, solitario, misterioso. La torre, la scala, la macchina che produce vapore, il pavimento a scacchiera bianco e nero, lo sgabello dalle gambe storte sono sia rappresentazioni simboliche che ricordi del suo passato in Spagna. Anche l’acqua che viene imbrigliata in complessi macchinari e manipolata per ottenere energia, diviene centrale in tante sue immagini evocative. Lo chiamava “addomesticamento dell’acqua”. 

Suo padre le inculcò il sentimento della perfezione mentre sua madre cercherà di darle un’educazione tradizionale e cattolica. Suo padre le insegnò il valore di un’artista.  Il suo lavoro venne trasposto in tante sue opere come immagini di macchinari fantastici. Vedeva in sua figlia la continuità della sua vita e lei diede impulso a studiare arte e libertà. Le sue prime letture furono Julio Verne, Edgar Allan Poe e Dumas. Una volta cresciuta, le fornì testi sul misticismo e la filosofia. A scuola divenne presto un’ottima studentessa soprattutto in disegno e geometria. La madre era una devota cattolica e si raccomandò alla santa patrona di Anglès, la Vergine di Los Remedios, promettendo di intitolare la sua prima figlia alla santa. Ottenne anche da suo padre di far studiare Remedios in un convento prima di inviarla a Madrid a studiare arte. Un'istruzione di base in una scuola del convento che era tipica per le giovani donne di buona educazione all'epoca, un'esperienza che favorì le sue tendenze ribelli. Assunse una visione critica della religione, rifiutando l'ideologia religiosa della sua educazione aderendo alle idee liberali e universaliste che suo padre le ha instillato. La Varo ha disegnato per tutta la sua infanzia e ha dipinto il suo primo dipinto all'età di dodici anni. 

La famiglia si trasferì a Madrid nel 1924 e Varo entrò nella prestigiosa “Escuela de Bellas Artes de San Fernando” all'età di 15 anni sotto la tutela di Manuel Benedito. Anche Salvador Dalì e numerosi artisti importanti spagnoli la frequentarono in quegli anni. Da giovane, la Varo non aveva dubbi sul fatto che fosse destinata a diventare un'artista. Si diplomò nel 1930. Proprio in questo periodo si avvicina al movimento surrealista spagnolo. Espose per la prima volta in una mostra collettiva organizzata dall'Union de Dibujantes de Madrid. Elementi surrealisti erano già evidenti nel suo lavoro. Fondamentale era il suo interesse per il Museo del Prado e si interessava particolarmente ai dipinti di Hieronymus Bosch, come Il Giardino delle Delizie, e ad altri artisti, come Francisco de Goya, Piranesi, Antonello da Messina ed El Greco, mentre tra i moderni, Picasso e Braque.



Proprio alla scuola d’arte incontrò Gerardo Lizárraga, studente dell’ultimo anno e lo sposò nell’anno del suo diploma a San Sebastian. Il matrimonio doveva segnare il passaggio alla sua vita libera dall’oppressione della famiglia, era un atto premeditato di ribellione. La coppia lasciò la Spagna per Parigi per essere più vicina a dove si trovava gran parte della scena artistica europea. Chiese al marito di vivere una vita bohémien, lontana degli standard del matrimonio convenzionale, dove poter arricchire la propria arte con la cultura parigina. Il marito era già stato a Parigi da giovane con suo padre e aveva alcuni contatti nel mondo artistico francese. Lei non voleva tornare a scuola per studiare lo stile accademico, voleva coltivare da sola liberamente il suo stile. 

A Parigi vivono in un sottotetto, freddissimo d’inverno e caldissimo d’estate, ma con una splendida vista sulla Tour Eiffel. Ma la vita a non è facile e lavorando entrambi come pubblicitari, non avevano tempo per la pittura. Al marito viene offerto un buon lavoro a Barcellona e dopo solo un anno decidono di ripartire per la Spagna. Barcellona però non offre certo meno vita mondana artistica, anzi era una città aperta alle novità provenienti da tutta Europa. Vissero la vita artistica frequentando i caffè letterali e gli artisti dell’epoca. Per Remedios era l’occasione di sperimentare con l’arte. Le prime opere surrealiste cominciano ad avere un’impronta più personale. Presto si separò dal marito.

Condivise lo studio con altri artisti surrealisti, alcuni di questi divennero suoi amanti e amici. Victor Brauner le fece scoprire l’alchimia, la magia e i fenomeni psichici. Pensava che un quadro potesse ottenere un effetto magico se lo si realizzava partendo da un talismano. Lei voleva interessarsi sia di magia ed esoterismo che di scienza, ed era una lettrice instancabile. Ogni singolo quadro era pieno di tantissimi particolari e concetti, continuando ad osservare si vanno via via a scoprire. Ogni quadro rappresentava una ricerca specifica. Quando trovava un tema lo dipingeva per studiarlo e approfondirlo. Sin dai primi schizzi si potevano trovare tematiche approfondite negli anni seguenti. 

Grazie al suo talento manuale, per mantenersi, falsificò dei quadri di De Chirico: da questo esercizio formale trasse elementi preziosi per la sua espressività artistica futura. Fulcro della sua ricerca era la rivelazione del subcosciente che proponeva il surrealismo, creando mondi fatti di luce e ombra, dalle incredibili atmosfere evocative. Voleva rappresentare esternamente lo stato interno dell'anima. La sua autobiografia è trasportata in un elemento di fantasia poetica, simbolismo, surrealismo e fantasia, tre elementi che si fondono in un’originalità molto particolare, aggiungendo anche un elemento importantissimo che è psicologia freudiana. In alcune bozze sono presenti richiami all’”Ombra”, alla rinascita, al sogno e alla ricerca interiore.

Nel 1941 fugge dalla Spagna e si rifugia in Messico. Quella che poteva sembrare un esilio punitivo si dimostra invece un’incredibile opportunità. Del Messico disse "Per me è impossibile dipingere in mezzo all'ansia e qui, in Messico, ho trovato la serenità che cercavo." Per mantenersi inizia a lavorare per agenzie pubblicitarie e per la Bayer, una casa farmaceutica. I suoi lavori erano estremamente commerciali e schematici, e per non lasciare traccia li firmava con il cognome di sua madre. Questa occasione di pittura commerciale fu sfruttata per apprendere nuove tecniche e sperimentare commistioni tra i vari periodi storici, soprattutto rivolta all’arte rinascimentale, alle tecniche di sfumato di Leonardo o all’introduzione di un’architettura complessa ed evocativa.  Il problema di non avere tempo per sviluppare la sua arte la addolorava terribilmente. 

Entrò a far parte di una cerchia di amici e artisti surrealisti, tra cui Kati Horna, César Moro, Esteban Francés, Gerardo Lizárraga, Leonora Carrington, Octavio Paz ed Eva Sulzer, un importante mecenate degli artisti esiliati. Durante gli anni '40, Remedios realizzò diversi lavori di artigianato, decorazione e pubblicità, inclusa una collaborazione con Marc Chagall sui costumi per il balletto di Aleko al Palacio de Bellas Artes. Nel 1946 sposò civilmente Péret a Cholula, Puebla, per ottenere un passaporto con cui viaggiare attraverso il Sud America.

L’incontro con la Carrington segnò l’inizio di una lunga e proficua amicizia artistica. Le accomunava una medesima sensibilità e la visione di vita. Scrivevano insieme ricette di pozioni magiche e inventavano giochi surrealisti. Scrissero dei componimenti surrealisti con la tecnica dei "Cadavre Exquis", che consiste nell'alternanza degli autori che scrivono piccoli frammenti. Con lei approfondisce il discorso sull’alchimia e i suoi significati simbolici. Conobbe anche Frida Kahlo e Diego Rivera, ma il loro rapporto non fu molto positivo. Diego Ribera era ispanofobo, così come altri artisti messicani, la accolsero con freddezza. La loro arte era la rappresentazione dello spirito nazionalista messicano e poco aveva a che fare con le fantasie surrealiste. L’opinione di Ribera cambiò alla sua prima esposizione personale e rimase estasiato ed entusiasta, un momento importante per la carriera di Remedios perché Ribera era stato uno dei suoi critici più feroci nonché uno dei pittori più importanti del Messico.


Nel 1952 sposò il politico rifugiato austriaco Walter Gruen, un devoto del suo lavoro,che le permise di dedicarsi solo alla pittura. Il suo sistema era molto semplice: concepiva la sua idea su un foglio, un bozzetto preparatorio in cui rapidamente rappresentava il suo soggetto; il bozzetto veniva ricalcato sul quadro per poi essere dipinto ad olio. La sua pittura era caratterizzata da piccoli tocchi e spesso per la realizzazione di un quadro poteva impiegarci anche uno o due mesi. Riusciva a unire questa pittura cosciente e quasi scientifica con elementi incoscienti realizzati anche con tecniche surrealiste come il frottage o il grattage. La sobrietà dei colori e una delicata atmosfera che plasmata nel suo lavoro, trasmetteva una apparente serenità. Ma osservando attentamente l'opera in ogni sua parte si infonde una sensazione di disagio o pericolo, come spesso accade nei sogni.
Le sue tele sono realizzate con la meticolosità di un orafo e riflettono l'unità cosmica e le interconnessioni tra i diversi piani della realtà: materia e spirito, mondo animale, umano e vegetale. Un altro dei suoi grandi temi, che ha affascinato i surrealisti, è quello della magia, o meglio alchimia, più legata all'inconscio degli uomini e dotata di poteri superiori. La sua originalità sta nel fatto che si fonde nell'ambiente domestico. Questo argomento verrà approfondito in un post settimana prossima. 



Nel 1955 presenta al pubblico le sue opere in una mostra collettiva, presso la galleria Diana di Città del Messico, seguita l'anno successivo da una mostra personale. La personale ebbe un grandioso successo e le tutte sue opere furono vendute in soli tre giorni. Nel 1958, Varo vinse il primo posto al Primo Salon de la Plástica Femenina alle Gallerie Excélsior. In pochissimo tempo venne considerata una delle più importanti artiste messicane del suo tempo. 

Remedios è sempre stata critica verso la religione anche se una sua influenza si sente scorrere lungo tutto il suo lavoro. Negli anni della maturità artistica i quadri assumono lentamente una coerenza tipica di un percorso che si palesa. Questa ricerca di fondo la differenzia dagli altri surrealisti. La vasta gamma di simboli ermetici e mistici che compaiono nelle sue immagini ne fanno quasi un percorso iniziatico. Da questa forte relazione tra il mondo umano e il mondo animale, tra il mondo onirico e quello magico, tra il pensiero razionale e la fantasia, trae la sua forza visiva. Si interessa agli studi di Jung, Gurdjieff e Ouspensky, Helena Blavatsky, Meister Eckhart, Kurt Seligmann, all’alchimia e alla geometria sacra. 

La sua fede nelle forze mistiche ha fortemente influenzato i suoi dipinti. La Varo era consapevole dell'importanza della biologia, chimica, fisica e botanica e pensava che dovesse fondersi con altri aspetti della vita. Come donna nella sua arte non ha mai espresso pareri sulla parità di genere ma ha sempre combattuto il patriarcato tradizionale.
Riguardo ai suoi contatti con la disciplina fondata da Gurdjieff e Ouspensky, la Varo e la Carrington parteciparono ad alcuni incontri anche se non sembravano particolarmente interessate alla messa in atto dei precetti. Credo che il discorso fosse più filosofico e soprattutto artistico, in cui è possibile la ricerca di un altro mondo, di un’altra dimensione, in cui trovare un significato più profondo dell’esistenza e farlo divenire reale. L'insegnamento fondamentale di Gurdjieff è che la vita umana è vissuta in uno stato di veglia apparente prossimo al sogno; e per trascendere lo stato di sonno elaborò uno specifico metodo per ottenere un livello superiore di vitalità, per giungere al ricordo di sé, attraverso un’esperienza di vita quasi ascetica. Per Ouspensky, suo adepto, al centro di questo c’è la comprensione di sé attraverso il lavoro, nella propria vita quotidiana. Più l’uomo comprende cosa sta facendo maggiori saranno i risultati, superando gli automatismi che condizionano la sua vita. 

Nel 1963 Varo morì di infarto. André Breton rende omaggio al suo “intero” lavoro surrealista: “Remedios, la femminilità stessa, qui nei geroglifici il gioco e il fuoco negli occhi dell'uccello." Chiese di essere sepolta all’ombra di un eucalipto, dove tutt’ora riposa.


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