Artravelling: Peggy Guggenheim: Donne nell'Arte del Novecento

martedì 17 novembre 2020

Peggy Guggenheim: Donne nell'Arte del Novecento



Ho scelto questo personaggio per cominciare la mia collezione di donne nell’arte per una sorta di invidia, invidia buona si intende, che si è trasformata in ammirazione una volta realmente capito il personaggio di cui avevo cominciato la ricerca. Lei rappresenta l’indice del mio progetto, la sua vita viaggia seguendo il flusso delle correnti artistiche che segnarono il Novecento (cubismo, dadaismo, surrealismo e astrattismo), si insedia nelle città che hanno rappresentato il centro dei cambiamenti artistici di quegli anni (Parigi, Londra e New York) e incontra le personalità più influenti che attuarono questi cambiamenti. La sua volontà di ferro e i suoi soldi hanno permesso a quella stessa arte di poter essere eseguita ogni giorno e di essere salvata dalla distruzione.

Era una donna eccentrica, narcisista, poco a suo agio nella sua pelle, portata alla timidezza verso gli estranei. In tarda età si rese perfettamente conto del suo valore e di quanto era riuscita a fare nella vita, creandosi un’eccellente opinione di sé stessa. Il suo cognome faceva una certa impressione nell’ambiente artistico e se ne è sempre servita in modo lodabile. Si sentiva a suo agio tra gli artisti e provava sincera ammirazione per il loro lavoro. All’inizio la sua amata Collezione era molto confusa ed eterogenea ma con il tempo le cose si chiarirono. Inizia con il cubismo, passa attraverso il surrealismo per approdare al espressionismo astratto. Ha attraversato il XX secolo come filo conduttore dell’evoluzione dell’arte moderna, imparando a conoscerla ma anche aiutandola a sopravvivere, evolversi ed imporsi. La sua vita era fondata sull’arte e sull’amore. Sembrava quindi che lei sapesse cosa stesse facendo sin dall’inizio. La passione per l’arte moderna era diventa una droga di cui non poteva fare a meno

Nasce nel 1898 dall'unione di due famiglie molto ricche, da parte di madre erano banchieri, da parte di padre esportavano materiale minerario, proprietari entrambi di una fortuna considerabile. Anche sua madre era una donna particolarmente eccentrica per l’epoca. Suo padre morì nel naufragio del Titanic e quando la famiglia corse al porto per accogliere i superstiti poté constatare che dalla scialuppa di salvataggio era scesa solo la sua amante. La sua morte fu uno shock terribile, lenita dal conforto del gesto generoso di donare il suo giubbotto di salvataggio e restare sulla nave. Peggy aveva 13 anni. La famiglia allora scoprì che aveva perso molto denaro in investimenti sbagliati e non aveva la ricchezza del resto dei Guggenheim. Questo li fece arrabbiare molto di più. Lei era comunque molto ricca per l’epoca. Amava stare al centro dell’attenzione anche se non era particolarmente bella o con un fascino carismatico. La sua formazione scolastica di vecchio stampo pesava sui suoi gesti. Voleva esprimere la sua originalità lontano dallo stereotipo dell’ereditiera con un buon matrimonio. Finiti gli studi iniziò a lavorare. Intorno a lei tutti erano conviti che non avrebbe realizzato nulla nella sua vita e lei voleva fortemente smentirli.


Parigi  (1920 - 1938)

È a Parigi che si reca per reinventare la propria vita e trovarle un senso. In quel periodo Parigi è uno dei luoghi più ricchi di cultura e vita del mondo... arte, teatro, una città viva e aperta, luogo perfetto per produrre la rivoluzione dell’arte. Nel mondo bohémien parigino trova una famiglia. Qui conosce Fernand Léger, Picasso, Gertrude Stein, Kiki de Montparnasse, James Joyce, Ezra Pound. Man Ray la fotografa in pose esotiche e instaura una forte amicizia artistica con Constantin Brâncuși and Marcel Duchamp. Quest'ultimo eserciterà su di lei una grande influenza e l'aiuterà in molti progetti artistici.

Il Cubismo nasce per reazione all'Impressionismo accentuando il valore del volume su quello del colore, che viene eliminato quasi totalmente (al massimo vengono utilizzate le gamme del grigio e del bruno) e gli elementi chiaroscurali sono dati da luce ed ombra. Il colore è visto come componente solo decorativo, come elemento di disturbo per l'artista quanto per lo spettatore, capace di distogliere entrambi dalla necessità di analizzare ed indagare la realtà. I cubisti tendono a non rappresentare la dimensione interiore, spirituale, bensì una realtà concreta. Si rendono conto che spezzando troppo la superficie pittorica, i suoi singoli frammenti non sono più ricomponibili e l'opera si avvicina sempre più ai caratteri dell'astrattismo. Per far sì che la loro pittura non sconfinasse nell'astrazione, senza più alcun rapporto concreto con la realtà, i due artisti cominciano a introdurre nelle loro opere le lettere dell'alfabeto e numeri. In questo modo ogni fuga verso l'astrazione viene bloccata dalla immediata riconoscibilità di questi elementi, subito riconducibili alla concretezza del quotidiano.

Il Dadaismo o Dada invece è una tendenza culturale, un movimento, che ha interessato soprattutto le arti visive, la letteratura (poesia, manifesti artistici), il teatro e la grafica, incarnava la sua politica antibellica attraverso un rifiuto degli standard artistici tramite opere culturali che erano contro l'arte stessa. Gli artisti dada erano irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto nei confronti delle usanze del passato; ricercavano la libertà di creatività per la quale utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili. E' in questa visione che le opere di Marcel Duchamp si inseriscono con il loro dissacrante potere distruttivo.

Peggy aveva rinunciato a proseguire gli studi, voleva essere un’autodidatta, studiare attraverso questi artisti, facendo parte delle loro vite, frequentando i caffè dove si incontravano i cubisti, i surrealisti e i dadaisti e sviluppavano le loro idee sull’epoca che stavano vivendo. Bisogna dire che era appena finita la prima guerra mondiale e questo aveva influenzato profondamente il desiderio di rinnovamento e rottura di questi uomini. È in questi anni che conosce il suo futuro marito, uno scrittore e pittore da cui ha due figli. È estraniante con quale leggerezza nelle interviste parla delle violenze e angherie subite durante il matrimonio come se fossero normali e della gioia successiva al divorzio e quanto lei e il marito fossero rimasti comunque grandi amici ed avesse finalmente smesso di picchiarla. Sul lato familiare non va comunque molto meglio: la sua sorella preferita, Benita, muore improvvisamente di parto; la sorella più giovane lascia inavvertitamente cadere i suoi due figli di uno e tre anni dal tredicesimo piano di un palazzo durante un brutto divorzio; perde il suo amante, morto durante una semplice operazione chirurgica per aver bevuto troppo la sera precedente.

Peggy era combattuta tra una fortissima voglia di vivere e una profonda tristezza. Questo la porta ad avere tantissimi amanti, è il suo modo di avvicinarsi agli altri, amava circondarsi di gente divertente per vincere un forte senso di solitudine. Frequentando gli artisti dava un senso alla sua vita, scegliendo principalmente uomini travagliati, intelligenti, misteriosi, con una conversazione brillante; è attraverso l’arte che ha potuto trovare sé stessa.

Londra  (1938-1941)

Apre la sua prima galleria d’arte, chiamata scherzosamente Guggenheim Jeune. Alla morte di sua madre eredita parte del suo denaro che desidera investire in questo progetto. Qui espone le opere dei Surrealisti, Cocteau, André Breton e Tanguy, Delvaux, Dalì, Magritte, tutte le sue energie vengono consacrate a questo progetto.

Il surrealismo nasce come evoluzione del dadaismo incanalandone la vitalità distruttiva. Il suo principale teorico André Breton fu influenzato da Freud che lo ha portato alla conclusione che il sogno e l'inconscio dovessero avere un ruolo nella vita moderna. Il surrealismo è quindi un automatismo psichico, ovvero quel processo in cui l'inconscio, quella parte di noi che emerge durante i sogni, emerge anche quando siamo svegli e ci permette di associare libere parole, pensieri e immagini senza freni inibitori e scopi preordinati. La caratteristica comune a tutte le manifestazioni surrealiste è la critica radicale alla razionalità cosciente, e la liberazione delle potenzialità immaginative dell'inconscio per il raggiungimento di uno stato conoscitivo "oltre" la realtà.

Lei aveva un ottimo colpo d’occhio sulle opere da scegliere ed era decisa a seguire la sua intuizione. Trovava in quest’arte all’ora marginale e che faceva scandalo negli ambienti tradizionalisti, il riflesso della sua personalità. La sua galleria organizzò parecchie esposizioni di arte moderna portando gli inglesi verso un cambiamento di gusto e di visione artistica. Dava consigli ai mecenati su come non collezionare pattumiera ascoltando le giuste persone ed esperti. Lei ascoltava principalmente artisti che rispettava e colui che rispettava più di tutti era Marcel Duchamp. Erano da sempre ottimi amici e lui l’aiutò a capire la differenza tra surrealismo e astrattismo e fu fondamentale per la realizzazione pratica delle sue esposizioni inglesi. Lo sentiva come il suo professore. Nel suo tentativo di sostituire la "pittura-pittura" con la "pittura-idea" aveva segnato profondamente il modo di guardare un'opera d'arte e il significato di arte stesso. Questa negazione della pittura che egli chiama retinica (puramente visiva) fu l'inizio della sua vera opera. Diceva: "Volevo far sì che la pittura servisse ai miei scopi e volevo allontanarmi dal suo lato fisico. A me interessavano le idee, non soltanto i prodotti visivi. Volevo riportare la pittura al servizio della mente"

Peggy venne criticata per le sue scelte artistiche e anche il resto della famiglia Guggenheim la considerava una pecora nera che collezionava solo spazzatura, soprattutto Solomon R. Guggenheim e Hilla von Rebay, direttrice artistica del suo museo e sua diretta rivale. Come per dispetto organizza al Guggenheim jeune una mostra di dipinti e disegni di bambini che è di fatto la prima mostra a cui partecipa Lucian Freud. Anche la figlia di Peggy partecipò alla mostra: lei la riteneva un’artista nata, mentre suo figlio era visto come un anti-artista disinteressato.

La scelta di una tale mostra era azzeccata in un periodo in cui il Surrealismo la faceva da padrone rispetto le altre avanguardie. Per gli artisti di questo periodo storico ogni individuo si doveva esprimere per se stesso e nella più completa libertà e originalità. L’artista lo è sempre in qualsiasi manifestazione e spesso non è come il grande pubblico se lo aspetta.

Lei riteneva che senza le sue amicizie e i suoi legami con gli artisti non avrebbe potuto fare quello che ha fatto: L’amore per l’arte è arrivato per primo e a questo ha fatto seguito l’interesse per le persone, da una cosa è nata l’altra. Un’artista deve essere interessante, perché senza cultura e creazione sono solo uomini d’affari. In se stessi, una volta conosciuti possono dimostrarsi migliori o peggiori di come vengono presentati dalle loro opere. Brancusi diceva che l’arte era una frode mentre Duchamp diceva che era un miraggio. La galleria purtroppo deve chiudere perché rivelatasi un pozzo senza fondo visto che la sua creatrice non vendeva quasi nulla di quello che acquistava. Decide di aprire una nuova galleria e stila una lista di artisti che resterà leggendaria. La seconda guerra mondiale ferma questo progetto.

Con lo scoppio della guerra Peggy acquista tantissimi dipinti, soprattutto a Parigi, grazie a degli intermediari e amici, cosa che aiutò molti artisti a sopravvivere e avere denaro per fuggire. Balla, Braque, Picasso, Picabia, Tzara, Arp, Taguy, Ernst, Dalì, Breton. Fu un ottimo periodo per gli acquisti, gli artisti avevano bisogno di vendere e tanti mecenati e mercanti d’arte ebrei erano costretti a separarsi delle proprie opere per lasciare in fretta Parigi con l’arrivo dei nazisti. In quel periodo non c’era bisogno di mercanteggiare perché si riusciva subito ad ottenere degli ottimi prezzi. In totale spese veramente poco per ottenere una delle più importanti collezioni di arte moderna, circa 40mila dollari.

La sua amata Collezione cresceva e Peggy aveva ottenuto la sua libertà diventando un modello anche per le altre donne. Molti pensano che abbia seguito l'esempio di Gertrude Stein. Bisognava avere molto coraggio ad acquistare opere moderne perché in quell’epoca erano considerate senza alcun valore, brutte. Veniva spesso criticata, anche da artisti stessi, ma non ne sembrava infastidita e continuava per la sua strada. Quando i nazisti bombardarono Parigi e il Louvre fu svuotato per mettere in salvo le opere tanti dissero che quelle di arte moderna non valevano lo sforzo, che un Picasso o un Mondrian non meritavano di essere salvate. Per portarle fuori dal paese furono imballate come pentolame e oggetti di utilità. In quel momento inizia ad aiutare diversi artisti surrealisti a lasciare l’Europa per gli Stati Uniti. Fu così che si trasferì a New York con la sua Collezione, Max Ernst e i suoi figli. Qui si sposano anche se per lui lei era solo un trampolino di lancio per la sua carriera e le era spesso infedele.

New York  (1941 - 1947)

Tutti gli artisti sfuggiti alla guerra si ritrovarono a New York e crearono velocemente un enorme fermento artistico. La materia artistica di Parigi aveva fatto diventare New York il centro del mondo, un luogo incredibilmente vitale, stimolante e eccitante. Peggy voleva che questo mondo ruotasse intorno a lei. La sua galleria Art of this century divenne presto un popoloso alveare. Interessandosi all’arte di quell’epoca e trasformandola in una collezione esposta lei ne salvaguardava l’avvenire. Mirò, Leger, Tanguy, Masson, Breton, Ernst, Mondrian, Carrington, erano arrivati dall’europa e Peggy fece da legame tra loro e l’espressionismo astratto americano di Rothko, Motherwell, Clyfford Still, Pollock, De Kooning. Da quel momento artisti radicali espongono in questa galleria e con le loro idee si apprestano a ridefinire il concetto di arte. In questa galleria le opere erano esposte in maniera tale che il pubblico le potesse anche toccare, rivolgere verso la luce, vi potesse interagire come in una libreria con un libro. L’esperienza intera che si svolgeva nella galleria doveva essere coinvolgente e completa, quasi onirica. Sotto il termine espressionismo astratto americano vengono elencati tutti gli artisti operanti a New York nell'immediato dopoguerra con differenti stili, e perfino il cui lavoro non è né astratto né espressionista. L'action painting di Pollock, è tecnicamente ed molto differente dalla grottesca serie di donne di Willem de Kooning e dai blocchi di colore delle opere di Mark Rothko, tuttavia tutti vengono considerati espressionisti astratti.

Il caso di Pollock è il più eclatante: fu lei a considerarlo per prima il più grande artista del secolo dopo Picasso (parere che condivise con Mondrian). Durante una selezione artistica in cui Mondrian era tra la giuria, lui e Peggy ebbero uno scambio di opinioni su due opere di Pollock: per lei era un artista senza disciplina mentre lui pensava fosse il più interessante visto fin ora in America; da quel momento Peggy promosse l’opera di Pollock traendone poi di dovuti benefici. Era molto fiera di averlo scoperto perché nessuno credeva in lui. Lo finanziò, gli pagò la casa-studio di Long Island, ne sopportò gli sbalzi di umore e l'alcolismo.

Peggy è stata una delle prime collezioniste a credere nel potenziale delle artiste donne e infatti organizzò una mostra rimasta leggendaria, “31 Women”, dove furono esposte opere di artiste americane ed europee come Louise Nevelson, Leonora Carrington, Meret Oppenheim, Leonor Fini e Frida Kahlo.



Venezia  (1947 - 1979)

Amava veramente Venezia, sin dal primo momento l’aveva vista. Era la sua città dei sogni. Iniziò la ricerca di un palazzo che potesse contenere la sua Collezione. Nel 1948 ha un suo padiglione alla Biennale di Venezia, che riapre dopo la guerra. Con la sua Collezione salva la situazione rappresentando anche gli Stati Uniti, che non riescono a far giungere in tempo i quadri da esporre nel padiglione nazionale. Alcuni critici l’avevano classificata come la solita americana ricca senza nessun gusto della scelta delle opere. Purtroppo anche il mondo dei critici d’arte era pieno di caratteri narcisistici e rosiconi che poco capivano di una vita dedicata all'arte con dedizione e sacrificio. Lei non era interessata a queste dicerie e andò dritto per la sua strada acquistando un bellissimo palazzo in centro alla città con uno splendido affaccio sulla laguna. La borghesia veneziana si era dimostrata allora leggera, attaccata a un passato immobilistico e pettegola, molto simile al mondo che aveva abbandonato da ragazza sposandosi e iniziando l’avventura nel mondo dell’arte.

Organizzava molte feste e cene, in cui invitava intellettuali dell’epoca. Voleva ancora circondarsi di vita e di cultura. Qualche giorno a settimana il palazzo era aperto ai visitatori per premettere a tutti di ammirare la sua Collezione. Sostenere un artista per lei era un atto di grande importanza, non per ottenere qualcosa in cambio, ma per poter ammirare il risultato insieme al resto del mondo. Continuò il suo lavoro di mecenate istituendo borse di studio.
La sua vera rivincita avvenne con un’esposizione all’Orangerie di Parigi, vicino al Louvre, dove ricevette la definitiva consacrazione. Poté finalmente dire che la sua Collezione, che per alcuni non era degna di essere salvata durante la guerra, ora era degna di essere mostrata. Non lo ha mai fatto per soldi e nelle interviste si vedeva il suo volto rabbuiarsi mentre i giornalisti parlavano arrogantemente di denaro di fronte ad un’opera. Sentire che un Pollock pagato poche centinaia di dollari ora valeva milioni li eccitava ma per lei quei prezzi erano demenziali, detestava questi paragoni. Ora la sua collezione vale miliardi di dollari ma il suo unico pensiero era come salvaguardarla dopo la sua morte. Per farlo, nonostante non fosse mai andata d’accordo con la sua famiglia e soprattutto con suo zio Solomon R. Guggenheim decise alla sua morte di far amministrare il museo proprio alla sua fondazione in modo che non potesse essere smembrata.

Il suo museo di Venezia è una porta aperta verso l’arte contemporanea, posta in una città di così incredibile valenza storica. La sua collezione è ora un’impronta duratura, un condensato di XX secolo, così come lo è stata la sua vita, un incredibile viaggio personale che porta al mondo un’opinione, un gusto, un contributo concreto alla storia.

L’arte può compensare tutte le sofferenze personali della propria vita?

 

PS: piccola curiosità: A Peggy Guggenheim è stata dedicata a Venezia nel 2008 la mostra Poi arrivò Peggy in onore del 60º anniversario dell'arrivo della collezionista nella città veneta. Questa è la dimostrazione che anche nel mondo dell'arte dobbiamo subire bruttissimi e inappropriati titoli come al cinema!

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